giovedì 27 settembre 2012

Approfondimento sul disegno

Volevo proseguire il discorso sul disegno. Riprendendo quello che già avevo scritto è chiaro che ogni minimo scarabocchio di un bambino abbia un significato. Attraverso lo scarabocchio si entra nella sfera istintiva e affettiva di un bambino. Si scoprono sentimenti (sia positivi che negativi) ed emozioni che gli adulti con il loro bagaglio di esperienze non riescono a capire e tendono a sottovalutare. Invece è proprio compito del genitore riuscire a capire quello che il figlio vuole dire e riuscire di conseguenza a indirizzare al meglio la sua vita captando paure, collera, ansie, gelosie e porre rimedio per poter trasmettere e rafforzare sentimenti che provocano benessere come gioia e amore.
Lo scarabocchio consente all'adulto e al piccolo di iniziare un dialogo laddove le parole ancora non riescono ad arrivare. Il bimbo manifesta tutto il suo mondo con genuinità.
Lo scarabocchio ha due componenti fondamentali:
- il gesto: consiste nella spontaneità, la casualità, nel tentativo di rappresentare qualcosa;
-la traccia: consiste nel controllo, riuscire a gestire lo spazio, prediligere le curve o gli spigoli.
Il bambino con davanti un foglio bianco e un colore attraversa due momenti. Il primo momento è la decisione di voler lasciare una traccia. Il secondo momento è quando il disegno assume una forma propria.
Il compiere movimenti che per noi sembrano banali come riuscire a coordinare il movimento sul foglio dipende dalla maturazione del sistema nervoso. A seconda di 
questa maturazione alcuni bambini impareranno prima, altri dopo.
Come si evolve il disegno e quali fasi attraversa?
Il primo periodo arriva fino ai 20 mesi e le traccie sul foglio vengono chiamate omolaterali. Gli scarabocchi se disegnati con la mano sinistra resteranno sulla parte sinistra del foglio viceversa con la mano destra. Inoltre le tracce si troveranno vicino al bambino che disegna per poi allontanarsi. Sono presenti anche curve positive disegnate in senso antiorario e curve negative in senso orario.
La seconda fase (dai 20 ai 30 mesi) si divide in due periodi. Nel primo periodo il bambino adatta il disegno al foglio.Nel secondo periodo vi è una padronanza del gesto, prima l'occhio segue la mano poi la controlla.
Nella terza fase (dai 30 ai 48 mesi) il bambino accompagna il disegno alla parola. Riesce a disegnare più oggetti ben distinti in un foglio. Insiemi di elementi semplici formano disegni più complessi. Sempre in questo periodo il bimbo imita la scrittura degli adulti.
Mi ricordo che mio fratello quando era piccolo vedendomi scrivere riempiva delle pagine intere di fogli in cui imitava la mia scrittura.
I vostri bimbi quale fase stanno attraversando?

lunedì 24 settembre 2012

Il nostro amico ciuccio!

Il ciuccio è amico dei nostri bambini e anche delle mamme.
A volte viene usato troppo spesso e a sproposito. Bisogna stare molto attenti quando il bambino piange. Possono esserci tanti motivi per cui si lamenta come: coliche, ruttino, il pannolino sporco, fame, non dobbiamo subito ricorrere al ciuccio ma ascoltiamo quello che vuole dirci e cerchiamo di risolvere il problema. Potrebbe essere che una coccola, il suono della nostra voce, un abbraccio, risolva il pianto e faccia spuntare anche un sorriso.
Ci sono alcuni bambini che non vogliono neanche vedere il succhiotto, per il dipiacere delle mamme. Altri invece ne vanno matti e sentono proprio il bisogno di succhiare. Perchè avviene questo?
Il neonato non riesce a cmminare, a parlare, si relaziona con il mondo e fa esperienze attraverso la bocca. Se vede un oggetto, la sua prima reazione è metterselo in bocca, per poterlo conoscere. Allo stesso tempo per sentirsi tranquillo, calmarsi perchè non vede la mamma, il bambino si mette in bocca il ciuccio o gli viene messo in bocca e lui si sentirà meglio.
Non è dannoso come possono pensare alcuni, è bene disabituarlo intorna ai 12-15 mesi, ma si vedono bimbi che lo usano anche fino ai 3 anni. Ebbene, non provocano problemi ai denti se disabituati intorno ai 2-3 anni, basta che il bambino non lo usi per tutto il giorno ma si limiti alla nanna e che il succhiotto non venga pocciato in sostanze dolci, zuccherate che possono provocare carie ai denti da latte.
Studi hanno rilevato che il succhiotto riduce la SIDS ossia la morte in culla perchè evita che avvengano le apnee notturne, ovvio che se il bambino durante il sonno perde il ciuccio non è necessario metterglielo in bocca per l'incubo della SIDS.
Il succhiotto va cambiato quando è consumato ed è preferibile quello ad un unico pezzo per evitare che si stacchino delle parti ed è consigliato il succhiotto con la tettarella a forma di ciliegia perchè più simile al capezzolo.
Per i primi 3 mesi andrebbe sterilizzazto almeno una volta al giorno ed è inutile dire che va sciacquato ogni volta che cade a terra.
Per aiutare il bambino a disabituarsi bisogna essere molto pazienti e procedere per gradi per non creare traumi.
Si può iniziare limitandone l'uso solo per dormire. Durante il giorno si deve nasconderlo e se il bambino dovesse richiederlo si può concedere per pochi minuti per poi distrarlo con qualche gioco e farlo sparire fino a sera.
Un altro modo è regalare il ciuccio a qulache altra persona, dicendo che questa ne ha più bisogno, ovvimente non bisogna forzare il bambino ma deve essere d'accordo nel donarlo. Si può donarlo anche a un pupazzo oppure adottare un piccolo rituale, come metterlo sotto terra o metterlo su un albero. Una mia amica lo ha appeso sull'albero di Natale e il bambino se l'è praticamente dimenticato. Ogni anno lei lo appende di nuovo e il bimbo ricorda con un sorriso il suo compagno di nanne.
In qualsiasi modo si voglia fare è importante non creare situazioni di stress, non sgridare o criticare il bambino.

 

mercoledì 19 settembre 2012

Pet therapy: viva gli animali!

La pet therapy è un modo nuovo di curare alcune malattie. In Italia sta prendendo piede piano, piano. E' stata adottata per la prima volta da Levinson, il quale aveva riscontrato ottimi risultati su un bambino autistico. Quest'ultimo risultava più spontanteo e disponibile all'interazione quando si intratteneva con il cane di Levinson.
Ora, prima di incominciare a parlare della pet therapy, per quello che posso saperne io, voglio premettere che è una buona terapia se anche l'animale è a suo agio, se non è stato addestrato con la forza ma attraverso rinforzi positivi. Bisogna ricordare infatti che anche gli animali hanno i loro diritti.
Detto questo, possiamo affermare che questo sistema aiuta molte persone come ad esempio gli anziani nelle case di cura; gli amici ai quattro zampe contribuiscono a farli sentire meglio, sono una fonte inesauribile di buon umore, inoltre li rende più socievoli.
La pet therapy aiuta anche bambini autistici, disabili, bambini con la sindrome di down perchè placa la mancanza di affetto, le insicurezze e fanno recuperare abilità che sono andate perse.
Gli animali sono introdotti anche in alcune strutture ospedaliere per alleviare la degenza ai bambini con gravi malattie. Si è riscontrato che i pazienti superano gli esami con più tranquillità e vengono risolti problemi legati allo stress come la mancanza di appetito e disturbi nel comportamento, noia e paura.
Gli animali utilizzati sono prevalentemente quelli da compagnia come cani e gatti, poi vanno a seguire conigli e criceti, cavalli, asini, delfini.
Per quanto riguarda i delfini, recenti studi hanno dimostrato che fanno aumentare la fiducia, le capacità motorie, comunicative e la memoria.
La cura attraverso gli asini si chiama onoterapia. In Italia è presente un centro a Polverara (Pd) chiamato La Città degli Asini. Questi animali essendo particolarmente docili, pazienti e intelligenti sono ideali per la pet therapy.
Attraverso il linguaggio non verbale (prima espressione del bambino), entrano in comunicazione con persone aventi disturbi di apprendimento, di attenzione, di comportamento e iperattività.
La pet therapy in questo caso consiste nel prendersi cura degli animali, dandogli da mangiare, spazzolarli, lavarli, tutto ciò fatto assieme ad altri bambini per facilitare la socializzazione, per farli mettere in gioco, per aumentare l'autostima.
Tutto questo fa pensare al fatto che l'animale ama in modo incondizionato, senza soffermarsi sulle differenze di ognuno. Non è capace di provare cattiveria come l'uomo che gode nel vedere gli altri soffrire.
Dovremmo prendere esempio da loro, incominciandoli a rispettare invece che maltrattarli.



lunedì 17 settembre 2012

La musica fa bene al bambino!

Salve a tutti! Oggi volevo trattare dell'importanza della musica per il bambino.
Tutti sappiamo come la musica sia rilassante. Quando siamo tristi o stanchi, cantare una canzone è quasi sempre una soluzione.
Per il bambino non è diverso. Cantare al proprio bimbo per farlo addormentare è ottimo per rilassarlo, cullarlo fino nel mondo dei sogni.
Già dalla pancia della mamma la musica entra in gioco. Il feto incomincia a sentire i suoni intorno al quinto, sesto mese. Se la mamma canta una canzoncina al bimbo dentro di lei questo se la ricorderà e se la sente anche dopo essere nato, magari durante la nanna, sicuramente ricorderà la tranquillità che provava in pancia e si metterà calmo.
Il piccolo nato da poco non sopporta i rumori forti e troppo acuti, sarebbe meglio quindi non alzare troppo la voce e abbassare il volume di tv e radio.
La musica ideale per rilassare il bambino molto piccolo resta la musica classica come ad esempio Mozart.
Vari studi hanno rilevato che musica abbassa lo stress, infatti riduce la tensione, regolarizza i battiti cardiaci e la pressione.
Verso i 7 mesi il bimbo riesce a muoversi a ritmo, verso l'anno balbetta qualche canzoncina.
A 2 anni i bambini si scatenano, ballano, saltano, cantano le loro canzoni preferite mimandole e, verso i 6 anni hanno una loro playlist delle canzoni preferite.
Per canzoni si intendono anche filastrocche e vocalizzi che hanno una loro musicalità e sono rapidamente memorizzabili.
I piccoli vengono attratti anche dal linguaggio che la mamma usa.
Ogni mamma adotta un suo modo di esprimersi al proprio figlio attraverso paroline smorzate, semplificate, ma come sostiene Stern, i bambini non sono attratti da quello che viene detto ma da come viene detto, con quale musicalità.
La musica è una vera medicina, nutre mente e spirito, sviluppa le capacità artistiche attivando l'emisfero destro del cervello.
Genitori! Cantate con i vostri figli! Rafforza il legame affettivo, le relazioni diventano più stabili condividendo assieme un momento di gioia come il cantare una bella canzone. Date il via a serate karaoke! 
Non importa se siete stonati, l'importante è stare assieme e divertirsi!

giovedì 13 settembre 2012

Lo sport e i bambini

Io non sono una gran sportiva ma senza dubbio lo sport è fondamentale per il bambino.
Non si tratta solo di movimento ma è una lezione di vita.
Il bambino infatti impara a socializzare, a rispettare le regole e gli altri.
E' consigliabile iniziare a far praticare sport intorno ai 5-6 anni perchè nella fascia d'età che va dai 5 agli 11 anni la capacità di coordinazione è al massimo potenziale di sviluppo.
Lo sport favorisce la crescita armonica del corpo, riuscendo a sincronizzare i movimenti, sviluppa l'intelligenza e la personalità, il bambino impara ad affrontare i problemi pensando a cosa sarebbe meglio fare per uscire da una determinata situazione.
Per scegliere l'attività sportiva adatta bisogna tenere conto di quello che desidera fare il bambino, perchè non è giusto fargli praticare un'attività che a lui non piace solo perchè piace a noi. In secondo luogo, si devono tenere conto le caratteristiche psico-fisiche del proprio figlio. Se infatti è gracile non è consigliabile il rugby, oppure, se è molto timido si possono far fare sport individuali.
Fatto questo, bisogna considerare dentro quale categoria si vuole inserire il bambino.
Ci sono sport di resistenza (corsa, ciclismo) in cui si ripetono sempre gli stessi movimenti, richiedono un continuo rifornimento di energia che il bambino ancora non riesce a produrre così velocemente, sarebbe meglio quindi non fargli fare sforzi eccessivi.
Fanno parte del secondo gruppo  gli sport alternati come la pallavolo, calcio, basket, in cui si intervallano momenti di gioco e di pausa. Questi tipi di sport stimolano il bambino a fare movimenti sempre nuovi, sono divertenti, con un obiettivo da raggiungere e si impara anche a perdere.
Il terzo gruppo racchiude gli sport come la ginnastica artistica, in cui si richiede coordinazione, agilità e destrezza. Sono sport molto gratificanti perchè il bimbo riesce a fare dei movimenti ritenuti difficili.
Il quarto gruppo agglomera le attività di potenza e di forza, sconsigliati perchè il piccolo non ha ancora sviluppato del tutto la muscolatura.
Qulasiasi sport si scelga è sicuro che riduca stress, malattie, ansie, depressione e migliori il rendimento scolastico oltre che mantenere in forma il bambino.
L'attività sportiva insegna valori come l'amicizia, la lealtà, lavoro di squadra. Lo sport è un linguaggio universaleche accorcia le distanze e annulla le differenze.

martedì 11 settembre 2012

Bullismo nelle scuole

Rincominciano le scuole. Il bimbo timido e introverso è un po' in ansia nel rivedere i suoi compagni. Uno in particolare lo preocupa. E' quel ragazzino che si crede furbo e si diverte a terorizzarlo. Quello che per tutto l'anno precedente lo prendeva in giro, lo strattonava, gli dava calci, gli rubava la merenda, lo minacciava.
Il bambino non ha mai detto niente alla mamma perchè deve farle credere che è capace di cavarsela da solo, ormai è grande.
Ma la cosa diventa sempre più ingestibile, ogni giorno è una spinta e una ferita nuova e la mamma non crede più che il suo bambino sia inciampato per la svista di un gradino... 

Vi siete riconosciuti un po' in questo bambino? Chi di voi non ha mai incontrato il classico bulletto che si divertiva a disturbarvi?
Quello che un tempo poteva essere l'antipatico ragazzino, oggi sta diventando un fenomeno molto pericoloso.
Il bullismo miete vittime sia nei maschi che nelle femmine, dalle elementari alle superiori.
Nelle scuole elementari si manifestano molti più casi rispetto alle medie, i bulli poi si ripresentano alle superiori. 
Il bullismo si manifesta in varie forme:
- diretto attraverso l'attacco fisico (pugni, calci, spintoni, sputi, ecc.ecc.) oppure con un attacco verbale: minacce, offese, parolacce;
- indiretto escludendo la vittima dal gruppo e quindi isolandola, raccontando pettegolezzi o inventandosi racconti imbarazzanti.
Il bullo prende di mira la persona debole, indifesa e colpisce con intenzionalità, con consapevolezza e con sistematicità, non si limita a disturbare la vittima una volta sola ma continua tutti i giorni diventando così un incubo.
Il prepotente però non agisce da solo. Attorno a lui ruotano varie figure che sostengono le sue malefatte. C'è l'aiutante, ossia il seguace del bullo che non volendo diventare la prossima vittima si aggrega al "capo", inoltre con questo comportamento si sente potente e la cosa lo diverte. Ci sono poi i sostenitori, coloro che incitano e rafforzano le bravate del bullo. Se questo ragazzo non viene corretto in tempo, corre il rischio di finire in cattive cerchie, spacciando droghe e avendo problemi con la giustizia.
Come possono, i genitori, capire se il proprio figlio è vittima de bullismo?
Ci sono vari segni che dovrebbero far drizzare le antenne ai genitori per poter incominciare ad indagare. Il bambino incomincia a non voler andare a scuola, ha frequenti sbalzi di umore, di notte non dorme bene e fa continuamente incubi.
Le prove più schiaccianti sono i vestiti sgualciti o rotti, gli oggetti personali rovinati, il nascondere le ferite e la richiesta di soldi.
Se poi alla vostra domanda "Cosa c'è che non va? Ti vedo strano" il bambino risponde "Niente" state pure tranquilli che qualcosa che non va c'è di sicuro.
Bisogna stare molto attenti a bloccare la cosa in tempo per fare in modo che il bambino non abbia gravi consegnuenze.
La vittima infatti può accusare male alla pancia o alla testa, il rendimento scolastico si abbassa notevolmente per la mancata concentrazione e per problemi di apprendimento oltre che per depressione.
Il bambino-vittima si isola e può essere attaccato da altri coetanei che trovano in lui una valvola di sfogo.
E il bullo? E' sicuramente un ragazzo o un bambino che soffre del disturbo della condotta. Adotta comportamenti volti a violare le regole e i diritti altrui. Non ha paura di nessuno, ha una grande autostima ma al contrario non ha empatia e ha un basso livello di sopportazione delle frustrazioni.
Il bullismo va bloccato sin dalle elementari, per fare ciò occorre che i genitori e gli insegnanti si mobilitino.
I genitori devono osservare il proprio figlio e comunicare alla scuola i vari disagi.
Gli insegnanti non possono fare finta di niente come spesso succede, ma al contrario devono parlare ai ragazzi ed educarli al rispetto reciproco e alla solidarietà. La scuola deve aumentare i controlli nei momenti in cui i ragazzi sono liberi per evitare azioni non consone. Per quanto riguarda il bullo non è produttivo punirlo ma è bene che il docente gli parli per capire il problema e trovare una soluzione.
Adesso chiedo vi è mai capitato di avere a che fare con un bullo? Vi va di raccontare la vostra esperienza? 
 

lunedì 10 settembre 2012

Essere mancini

Siete mancini o destri?
Io sono mancina e non mi vergogno di esserlo.
Essere mancini come tutti sanno consiste nell'usare prevalentemente la parte sinstra del corpo. Si scrive, si prendono gli oggetti, si predilige la mano sinistra.
Questa preferenza deriva da fattori ereditari e la parte del cervello che la coordina si chiama emisfero destro.
Prima di parlare delle qualità dei mancini è bene ricordare come venivano considerati in passato. Non è necessario andare troppo indietro nel tempo perchè ancora oggi molti ritengono un difetto scrivere con la mano sinistra.
Già la definizione della parola non aiuta a farsi una bella idea perchè il significato è malato, mancante della mano destra. 
I cristiani consideravano la mano sinistra come la mano del diavolo ( non a caso Gesù siede alla DESTRA del Padre), i greci durante le rappresentazioni a teatro, facevano entrare i personaggi cattivi, subdoli, a sinistra, come simbolo del male.
Ai bambini mancini veniva legata la mano dietro la schiena per imparare ad usare la destra oppure venivano picchiati se per istinto usavano la mano sbagliata.
Il mondo attuale non aiuta i mancini perchè forbici, coltelli, maniglie, il cambio delle auto, sono state progettate per i destri; la stessa scrittura occidentale va a sfavore dei mancini, infatti se avete bambini che preferiscono la mano sinistra potete vedere come si sporchino le mani quando scrivono trascinandosi l'inchiostro.
Nonostante queste difficoltà, ci sono innumerevoli pregi nell'aver sviluppato maggiormente l'emisfero destro rispetto al sinistro.
La parte destra del cervello è la sede delle capacità artistiche e creative, i bambini mancini hanno quindi maggiore fantasia, sono più bravi nel disegnare , sono più rapidi nel ragionare e nel coordinare le informazioni oltre che essere più intelligenti.
Il mancino inoltre ha una grande capacità di memorizzare le cose attraverso le immagini.
Grazie alle difficoltà che i destri hanno creato, i mancini sono molto più capaci ad adattarsi alle situazioni e a superare difficoltà pratiche.
Quindi alla domanda "E' un bene correggere i bambini mancini e obbligarli a usare l'altra mano?" io rispondo di no, sarebbe andare contro la natura del bambino. Usare una mano rispetto ad un'altra è una cosa scritta nei geni, proprio come un bambino che nasce con i capelli rossi.
Correggere e quaindi andare contro natura può provocare squilibri emotivi perchè il bambino non può seguire un suo istinto, danni psicologici e nei casi più gravi balbuzie.
I bambini, verso i 18 mesi, altri verso i 6 anni, mostrano la loro preferenza, i genitori per non influenzarli dovrebbero porre gli oggetti davanti ai bambini, saranno loro a decidere quale mano utilizzare.
Gli esperti consigliano di dare gli oggetti a tutte e due le mani, senza preferirne una in particolare.
Giusto per fare qualche nome sono ed erano mancini: Leonardo da Vinci, Michelangelo, Beethoven, Einstein, Bill Gates. 
Per concludere, viva i destri, viva i mancini, viviamo senza discriminazione e festeggiamo il 13 agosto la giornata mondiale dei mancini!



venerdì 7 settembre 2012

La pipì a letto: enuresi

Avete mai fatto la pipì a letto?
Io si, e tutte le volte andavo a chiamare la mamma che mi cambiava pazientemente le lenzuola.
I bambini di 3-4 anni incominciano a controllare gli sfinteri, riuscendo così ad andare in bagno quando viene lo stimolo.
Capita però che di notte venga la necessità di fare la pipì e non riuscendo a svegliarsi perchè si dorme beatamente, si bagni il letto.
La mamma o il papà svegliati nel bel mezzo della notte non devono sgridare il bambino, per lui è già abbastanza umiliante fare la pipì a letto, se poi si aggiunge anche un bel rimprovero le sua autostima ne risentirà sicuramente.
E' bene quindi rassicurarlo che non è successo niente, farsi aiutare a cambiare le lenzuola, dobbiamo essere comprensivi perchè ogni bambino ha i suoi tempi e con un clima sereno la cosa si risolverà.
E' importante che i fratelli non lo prendano in giro perchè così la sua umiliazione diventa sempre più grande.
Esistono vari tipi di enuresi: notturna con pipì durante la notte, diurna con pipì durante il giorno, primaria se non ha ancora imparato a trattenere la pipì, secondaria se si bagna per motivi psicologici.
E' probabile che a causa di un forte stress il bambino reagisca facendo la pipì a letto.
I motivi sono tanti tra cui lutto, la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori oppure la mancanza di attenzione da parte di mamma o papà.
In ogni caso per l'enuresi secondaria basta che il genitore capisca il problema e lo affronti con il bambino per poter essere risolto.
Può destare più preoccupazione la pipì fatta dopo i 10 anni per 2 volte alla settimana, ma di solito non è necessario ricorrere a farmaci perchè è un evento che passa con la crescita.
Come aiuto per non bagnare più il letto è far andare in bagno il bambino ogni 2-3 ore, limitare le bevande di sera e farlo andare in bagno prima di andare a letto (la toilette dovrebbe essere sempre vicina alla cameretta).
Importante è dire al bambino di andare in bagno di notte se si sveglia oppure se ha paura del buio di chiamare uno dei due genitori che lo accompagni.
Ritorno a ribadire che rimproverando o prendendo in giro il bambino non risolve la situazione ma la peggiora.
Il bambino smette di fare pipì a letto quando si sente autonomo dalla mamma, se continua è un segno chiaro che vuole dirci qualcosa che dobbiamo capire anche osservandolo durante il giorno.

giovedì 6 settembre 2012

Obesità infantile

Oggi ero a fare una commissione per mia mamma e ho visto una bambina che, dopo essersi mangiata una pacchetto di patatine, ha ingurgitato una barretta di cioccolata in più altri cioccolatini. Tutto ciò offerto dalla mamma che le sorrideva fiera. Vista questa scena mi è venuto in mente di parlare dell'obesità infantile in crescita ormai in tutto il mondo.
Negli ultimi due decenni il numero degli obesi è duplicato.
Sono stati registrati, nel 2010, circa 43 milioni di persone obese nel mondo e la maggior parte nei paesi in via di sviluppo.
In Italia, nell'età compresa tra i 7 e i 9 anni, 1 bambino su 4 è obeso, soprattutto al sud.
Molto spesso i bambini obesi resteranno grossi anche in età adulta. Ciò comporta una quantità enorme di malattie croniche molto gravi come:
- ischemie cardiache (afflusso insufficiente di ossigeno al cuore)
- ictus (riduzione o mancanza di flusso di sangue al cervello)
- ipertensione arteriosa (aumento anormale della pressione arteriosa)
- diabete 2 
- osteoartriti (perdita graduale di cartilagine articolare)
- alcuni tipi di cancro ad esempio al fegato e al seno.

Ma quali sono i fattori che portano all'obesità?
Indubbiamente uno dei primi fattori è la cattiva alimentazione.
Infatti basta saltare la prima colazione o fare una colazione a base di carboidrati, fare spuntini abbondanti a metà mattina, bere bibite gassate e mangiare cibi molto calorici ed ecco che il peso dei nostri bambini aumenta.
Si può ingrassare mangiando non esageratamente ma assumendo cibi troppo ricchi di grassi , zuccheri e proteine.
Il peso aumenta conducendo una vita troppo sedentaria, come ricordavo nell'articolo "la TV e il bambino" i piccoli non devono guardare troppa televisione anche perchè le pubblicità certo non aiutano a mangiare sano, inoltre la TV ipnotizza i bambini.
L'eccessivo peso può derivare anche da un fattore genetico o un fattore socioambientale.

Come si calcola l'eccessivo peso in età adulta?
Esiste un metodo (IMC) i cui risultati si ottengono calcolando il peso/ la statura elevato al quadrato.
Per i bambini è più complicato perchè ci sono altri fattori che influenzano il risultato ma l'IMC resta il più affidabile.
I bambini obesi avranno il colesterolo alto, il fegato grasso, arrivando a soffrire di problemi di digestione e da grandi, se non cambieranno regime alimentare, soffriranno di apnea notturna, valgismo e artrosi a causa del peso che i piedi non riusciranno più a sostenere. 

I consigli per prevenire l'obesità ovviamente sono: mangiare correttamente ossia fare colazione, gli spuntini a metà mattina devono essere a base di frutta, a pranzo e a cena mangiare una porzione di verdura.
Bisogna far praticare al bambino attività fisica in modo da scaricare stress, preoccupazioni e per renderlo più attivo.
Ricordo infine che l'eccessivo peso porta al bambino un calo dell'autostima, depressione derivanti delle continue prese in giro dei compagni. E' necessario in questi casi l'aiuto della famiglia.



 

mercoledì 5 settembre 2012

L'aracnofobia

E' dura per me parlare di questo argomento ma volevo condividere con voi questa mia paura.
L'aracnofobia come tutti sanno è la paura dei ragni. Nel mio caso non è paura ma vero e proprio terrore.
E' una paura irrazionale, derivante molto spesso da esperienze personali che hanno influenzato la persona in modo negativo. Si può avere paura anche perchè un nostro caro ha il terrore e così lo trasmette a noi. Vedendo un ragno si ha l'angoscia di poter essere imprigionati nella sua ragnatela, questo è un messaggio che indica il non volare nessuno che ci soffochi o che ci tenga prigionieri. Simboleggia anche la paura di morire.
Il ragno per alcuni è il simbolo della vita, è l'essere a due facce che rappresenta il bene e il male di una persona. E' l'anima che di notte esce dalla nostra bocca.
Ciò non toglie che molti ne hanno paura. Come in tutte le fobie ci sono forme più o meno gravi, dal semplice fastidio nel vederlo in foto o sul muro, ai veri e propri attacchi di panico. I sintomi sono: sudorazione, respiro affannoso, nausea e aumento del battito cardiaco.
L'aracnofobico ha la perenne angoscia che l'animaletto gli venga incontro. Ha paura di sentirselo camminare addosso con quelle lunghe zampette. La fobia verso il ragno si estende anche alla ragnatela che, toccandola, da un senso di soffocamento per essere stati come imprigionati. Ovviamente le persone che non soffrono di questa fobia si metteranno a ridere o troveranno tutto ciò esagerato. Hanno ragione a pensarla così in realtà perchè alla fine il ragno è un esserino timido che ha più paura dell'uomo , tanto è vero che si nasconde, l'aracnofobico però non riesce a vedere la cosa in questa maniera. Esiste il modo per guarire da questa paura, la soluzione è affrontare il problema.
La terapia si chiama terapia comportamentale e sarebbe meglio effettuarla con uno psicoterapeuta. 
Si parte in un primo momento con una desensibilazione sistematica in cui si costruiscono una ventina di situazioni ansiogene in ordine gerarchico. In seguito bisogna rilassarsi e cominciare a pensare alla situazione meno paurosa delle venti, quando si riesce a tollerare la prima si passa alla successiva e così via. In questo modo si associano le sensazioni di paura alla tranquillità, per cui alla fine diventano innocue.
Il secondo passo si chiama inondazione. Si deve pensare alle situazioni più paurose arricchendo sempre di più con particolari che possono creare disturbo, con l'esercizio si impara a non averne più paura.
L'ultimo passo consiste di toccare il ragno per poter così guarire.
Ovviamente ciò può funzionare se una persona vuole realmente affrontare la fobia e guarire. 
 

martedì 4 settembre 2012

La TV e il bambino

Oggi tratto un argomento di cui si sente molto parlare.
La televisione è nociva per il bambino?
A questa domanda molti genitori risponderebbero di si, ma i veri motivi per cui la televiosne fa male si conoscono tutti?
I bambini dai 2 anni ai 10 passano mediamente dalle 2 a un massimo di 5 ore al giorno davanti alla tv.
Molto spesso il bambino viene "parcheggiato" davanti al televisore da solo, senza avere un limite di tempo, senza nessuno che gli spieghi cosa sta guardando e magari con il telecomando in mano in modo che sia libero di vedere ciò che vuole. Così capita che il bambino si imbatta in programmi violenti con la conseguenza che diventi aggressivo, incapace di sfogarsi se non con calci e pugni, trovando questo modo di comportarsi come l'unico modo possibile per esprimersi e per ottenere ciò che vuole.
Peggio ancora è quando vede la televisione come sostituta del genitore perchè effettivamente passa più tempo davanti allo schermo invece che con chi dovrebbe essere la sua figura di riferimento.
Va a finire che la tv diventa sua amica, che gli tiene compagnia, che lo rassicura, causando così una chiusura in se stesso. 
Dannoso il ruolo che giocano le pubblicità nella mente del bambino. Queste infatti, sono ricche di messaggi subliminali capaci di influenzare il piccolo. Le peggiori sono quelle a loro dedicate. Altri coetanei che sponsorizzano un prodotto con un gran sorriso stampato sulle labbra , il bambino identificandosi con lui è deciso ad ottenere a tutti i costi quel prodotto.
Guardare passivamente la tv crea dipendenza, si ha meno voglia di muoversi e si registra un calo di curiosità, di ragionamento, voglia di esplorare anche perchè le immagini non lasciano il tempo di ragionare e di esprimere un'idea, per questo ciò che si vede viene interiorizzato così com'è.
Inoltre stare davanti alla televisione mangiando dolciumi, che magari vengono sponsorizzati, provoca obesità.
Bisogna anche ricordare che la vita frenetica dei genitori porta ad un abbandono alla tv per potersi rilassare dopo una giornata di lavoro. Per sentire cosa succede nel mondo si accende il televisore durante i pasti e le immagini del telegiornale, sicuramente non adatte al bambino, creano paure, incubi, difficili poi da eliminare. Numerosi sono i programmi che li impressionano. Proprio durante i pasti la televisione dovrebbe essere spenta perchè è uno dei pochi ( se non unici ) momenti in cui la famiglia si riunisce e si può discutere della giornata, è un momento adatto per conoscersi meglio.
Spesso dopo cena succede che i bambini finiscono ancora davanti la tv, la cosa allarmante è che si addormentano sentendo le voci dei programmi invece dei propri genitori oppure vanno a letto molto tardi.
Voglio inoltre ricordare che i bambini al di sotto dei 3 anni non dovrebbero guardare la televisione perchè si possono verificare ritardi nel linguaggio. 
Qui sotto vi riporto consigli e regole fondamentali che dovrebbero essere seguite.
1 No tv a tavola.
2 No tv in camera dei piccoli.
3 No tv durante i compiti.
4 No tv come premio o punizione perchè così facendo gli si conferisce importanza.
5 Bisogna stabilire i tempi in cui il bambino può guardare la tv.
6 No tv prima di andare a scuola, provoca un calo di attenzione.
7 Usare il registratore per registrare programmi adatti a lui.
8 Guardare assieme la tv.
9 Discutere su ciò che si vede.
10 Guardare programmi intelligenti come documentari o programmi finalizzati all'apprendimento.
11 Non guardare gli stessi programmi e alla stessa ora perchè altrimenti diventa un obbligo.

 

lunedì 3 settembre 2012

La scuola in Svezia

Curiosando sul Web ho notato l'interessante sistema scolastico svedese.
La scuola dell'obbligo ricopre la fascia d'età che va dai 7 ai 16 anni.
Da 1 a 5 anni i bambini sono accolti nella scuola materna.  
I genitori possono decidere di mandare a scuola il proprio figlio anche all'età di 6 anni. In questo caso i bambini vengono inseriti in una scuola preparatoria dove si impara attraverso i giochi, l'immaginazione, l'esplorazione.
Dopo di che si può decidere per una scuola pubblica o privata. 
Le scuole private hanno diversi profili come: pedagogico (Montessori), religioso, sportivo. Lo Stato fornisce il materiale scolastico, tutti i bambini hanno il diritto agli assegni familiari fino al primo trimestre.
Per il livello inferiore, ossia fino alla terza classe, vi è un insegnante per tutte le materie, ma non è la regola. Il numero degli insegnanti infatti varia dalla scuola. Le materie principali sono la matematica e l'inglese.
Al livello medio (fino alla sesta classe) il numero degli insegnanti aumenta. Ci sono più docenti femmine perchè lo stipendio è più basso. Gli alunni devono scegliere una seconda lingua straniera tra quelle proposte: tedesco, francese, spagnolo.
L'anno scolastico inizia in agosto e termina in giugno ed è suddiviso in due semestri.
Tutti coloro che hanno terminato le scuole dell'obbligo possono iscriversi al ginnasio. Anche in questo caso il ginnasio statale è gratuito così come l'università.
L'orario scolastico generalmente va dalle 8 alle 16, nella stessa giornata solitamente non si hanno più di tre materie.
Le vacanze sono da giugno fino al 20 agosto circa, per Natale e in più viene concessa agli studenti una settimana a febbraio e  novembre, più dieci giorni per Pasqua.
La scuola dell'obbligo così come l'università è in contatto con il mondo del lavoro, infatti gli studenti fanno visite periodiche alle aziende (che sponsorizzano le scuole) e fanno stage.
La scuola svedese è considerata una delle più efficaci in Europa.